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partita IVA per guadagni digitali

Come aprire partita IVA per guadagni digitali: guida completa 2025

Negli ultimi anni sempre più persone scelgono di monetizzare le proprie competenze e passioni attraverso il digitale: dai content creator ai freelance del web, dagli influencer ai formatori online, fino a chi vende prodotti digitali o offre servizi tramite piattaforme come YouTube, Twitch, Etsy, Substack o OnlyFans. In tutti questi casi, il guadagno generato online può trasformarsi in un’attività economica vera e propria, con la conseguente necessità di regolarizzarsi fiscalmente.

Aprire una partita IVA per i guadagni digitali è quindi un passo fondamentale per operare in modo legale, trasparente e professionale. Tuttavia, la procedura può sembrare complessa, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta al mondo della fiscalità. È importante capire quando è davvero obbligatorio aprire la partita IVA, quale regime fiscale conviene adottare, e quali sono gli adempimenti burocratici e contributivi da considerare.

In questo articolo analizzeremo in modo chiaro e pratico tutti i passaggi necessari per aprire una partita IVA per guadagni digitali, dalle prime valutazioni fino alla gestione delle imposte, con esempi concreti e consigli utili per evitare errori comuni.

 

Quando serve aprire una partita IVA per attività digitale

Non tutti i guadagni online richiedono subito l’apertura della partita IVA. La differenza principale sta nella continuità e nell’organizzazione dell’attività. Se i tuoi introiti digitali derivano da un’attività svolta in modo abituale, continuativo e organizzato, la legge italiana considera questa una vera e propria attività economica, quindi è obbligatorio aprire una partita IVA.

Al contrario, se si tratta di un’attività occasionale, senza un piano strutturato o ripetitività nel tempo, i compensi possono essere dichiarati come redditi diversi tramite una semplice ricevuta occasionale, fino a un massimo di 5.000 euro lordi all’anno. Oltre questa soglia, o se l’attività diventa abituale, è necessario passare a un inquadramento professionale.

Ecco alcuni esempi pratici:

  • Non serve la partita IVA se vendi una volta sola un corso o un prodotto digitale, oppure se ricevi saltuariamente compensi per piccole collaborazioni.
  • Serve la partita IVA se pubblichi contenuti online regolarmente, collabori con brand, vendi servizi digitali su base ricorrente o gestisci un e-commerce o una piattaforma di affiliazione.

Aprire una partita IVA non significa solo “pagare tasse”: è anche un passo che permette di accedere a tutele, collaborazioni professionali più serie, e di costruire una carriera digitale sostenibile nel tempo.

 

Differenza tra attività occasionale e abituale

Capire la differenza tra attività occasionale e attività abituale è essenziale per determinare se aprire o meno la partita IVA. La distinzione non dipende solo dall’importo dei guadagni, ma soprattutto dalla frequenza, organizzazione e finalità con cui si svolge l’attività digitale.

Un’attività è considerata occasionale quando:

  • non viene svolta con regolarità nel tempo,
  • non implica una struttura organizzata (sito web, canali social monetizzati, strumenti di marketing, ecc.),
  • non rappresenta la principale fonte di reddito,
  • non prevede contratti o impegni continuativi con clienti o aziende.

In questo caso è possibile emettere una ricevuta per prestazione occasionale, con una ritenuta d’acconto del 20% se il committente è un’azienda o un professionista, e con l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS solo se si superano i 5.000 euro lordi annui.

Un’attività diventa invece abituale quando:

  • viene svolta con continuità e regolarità,
  • è organizzata con mezzi propri (strumenti digitali, sito, promozione),
  • genera ricavi ricorrenti o collaborazioni stabili,
  • rappresenta una vera fonte di reddito o professione.

In questo caso, l’apertura della partita IVA è obbligatoria, anche se i guadagni iniziali sono modesti. L’Agenzia delle Entrate valuta infatti il carattere professionale e sistematico dell’attività più che il volume d’affari.

Comprendere questa distinzione aiuta ad evitare sanzioni e a impostare da subito il proprio percorso digitale nel modo corretto, con la giusta forma fiscale.

 

Scelta del regime fiscale (forfettario, ordinario, semplificato)

Una delle decisioni più importanti al momento dell’apertura della partita IVA è la scelta del regime fiscale, ovvero il sistema con cui si calcolano tasse e imposte. In Italia esistono principalmente tre regimi: forfettario, ordinario e semplificato. La scelta dipende dal tipo di attività, dal volume dei ricavi e dalle prospettive di crescita del proprio business digitale.

Regime forfettario

È la soluzione più comune per chi inizia un’attività online. È riservato ai professionisti e imprenditori individuali che non superano i 85.000 euro di fatturato annuo.
Caratteristiche principali:

  • Tassazione agevolata con imposta sostitutiva al 15% (o 5% per i primi 5 anni se si rispettano determinati requisiti).
  • Niente IVA, ritenute d’acconto o registri contabili complessi.
  • Si paga un’imposta calcolata su una percentuale di redditività (es. 67% per servizi digitali e consulenze online).
  • Contributi INPS ridotti per chi si iscrive alla Gestione Separata.

È il regime ideale per freelance digitali, content creator, sviluppatori web, social media manager e venditori di prodotti digitali che muovono ancora cifre contenute ma stabili.

 

come aprire partita IVA per guadagni digitali

 

Regime ordinario

Obbligatorio per chi supera gli 85.000 euro di fatturato o ha una struttura aziendale più complessa.
Caratteristiche:

  • Tassazione IRPEF progressiva per scaglioni.
  • Gestione completa di IVA, fatturazione elettronica, deduzioni e detrazioni fiscali.
  • Maggiori oneri contabili e obbligo di un commercialista.

È consigliato a chi gestisce un business digitale strutturato (agenzie, e-commerce di grandi dimensioni, piattaforme digitali).

Regime semplificato

È un sistema intermedio, riservato a imprese individuali con ricavi non superiori a 500.000 euro. Mantiene la gestione IVA e contabile ma con procedure meno rigide rispetto al regime ordinario.

 

Come scegliere il codice ATECO per attività digitali

Quando si apre una partita IVA, è obbligatorio indicare un codice ATECO, ossia un codice numerico che identifica il tipo di attività economica svolta.
Scegliere il codice ATECO corretto è fondamentale perché determina quali tasse pagherai, a quale gestione INPS sarai iscritto e quali spese potrai scaricare.

Nel mondo dei guadagni digitali non esiste un solo codice valido per tutti: la scelta dipende dalla tipologia specifica di attività svolta online. Ecco alcuni dei codici ATECO più utilizzati nel digitale:

Attività Codice ATECO Descrizione
Blogger, influencer, content creator 73.11.02 Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari
Social media manager / consulente digitale 70.22.09 Altre attività di consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale
Web designer, sviluppatore, copywriter 62.01.00 Produzione di software non connesso all’edizione
Vendita di corsi o infoprodotti online 85.59.20 Corsi di formazione e aggiornamento professionale
Vendita di prodotti digitali o e-commerce 47.91.10 Commercio al dettaglio di prodotti via internet
Affiliate marketer 73.12.00 Attività delle concessionarie di pubblicità

 

Ogni codice ha un coefficiente di redditività diverso, che incide sul calcolo delle tasse in regime forfettario. Per esempio, le attività di consulenza digitale (70.22.09) hanno un coefficiente del 78%, mentre quelle di commercio online (47.91.10) del 40%.

Scegliere il codice ATECO giusto significa anche evitare problemi con l’Agenzia delle Entrate o l’INPS. In molti casi, è utile indicare più di un codice se si svolgono diverse attività digitali (es. consulenza e vendita di corsi).

Il consiglio è sempre quello di confrontarsi con un commercialista specializzato in professioni digitali, in modo da individuare la combinazione più vantaggiosa dal punto di vista fiscale e previdenziale.

 

Procedura per aprire la partita IVA (moduli, canali, tempistiche)

Aprire una partita IVA per guadagni digitali è un’operazione relativamente semplice e può essere svolta gratuitamente, anche online, senza recarsi fisicamente all’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, è importante seguire i passaggi corretti per evitare errori nella scelta del regime fiscale o del codice ATECO.

1. Definire il tipo di attività

Prima di tutto, occorre individuare la natura dell’attività: professionale (libero professionista digitale) o commerciale (vendita di beni o prodotti online).

  • Le attività professionali rientrano solitamente nella Gestione Separata INPS.
  • Le attività commerciali richiedono l’iscrizione al Registro delle Imprese e alla Gestione Commercianti.

2. Compilare e inviare il modello AA9/12

Il modulo ufficiale per l’apertura della partita IVA come persona fisica è il modello AA9/12, disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Può essere inviato:

  • tramite PEC o raccomandata,
  • tramite portale Fisconline / Entratel,
  • oppure tramite commercialista o intermediario abilitato.

Nel modulo vanno indicati:

  • i propri dati anagrafici,
  • il codice ATECO scelto,
  • il regime fiscale (forfettario, ordinario, semplificato),
  • la data di inizio attività.

3. Iscrizione a INPS e (eventualmente) INAIL

Una volta ottenuta la partita IVA, bisogna procedere con l’iscrizione alla gestione previdenziale corretta:

  • Gestione Separata INPS per freelance, creatori digitali e consulenti,
  • Gestione Commercianti INPS per chi gestisce e-commerce o vende prodotti online.

Solo in alcuni casi specifici (come attività con rischio d’impresa) è richiesta anche l’iscrizione all’INAIL.

4. Tempistiche e costi

L’apertura della partita IVA è immediata: si ottiene il numero di partita IVA subito dopo la registrazione.
I costi iniziali variano: se si procede in autonomia, l’apertura è gratuita; se ci si affida a un commercialista, il costo può andare dai 50 ai 200 euro, a seconda del servizio offerto.

 

Obblighi fiscali e contributivi per attività online

Una volta aperta la partita IVA, è fondamentale conoscere e rispettare tutti gli obblighi fiscali e contributivi, che variano in base al regime scelto e al tipo di attività digitale. Gestire correttamente questi aspetti consente di evitare sanzioni e di pianificare in modo efficiente il proprio reddito.

Obblighi fiscali principali

Chi possiede una partita IVA deve occuparsi di:

  • Emissione delle fatture elettroniche: dal 2024 l’obbligo si estende anche ai contribuenti in regime forfettario. Le fatture vanno emesse entro 12 giorni dalla prestazione o dal pagamento ricevuto.
  • Conservazione digitale dei documenti fiscali: le fatture e i registri contabili devono essere conservati per 10 anni.
  • Dichiarazione dei redditi annuale: obbligatoria ogni anno, con la compilazione del modello Redditi PF e l’indicazione dei ricavi e delle spese deducibili.
  • Versamenti fiscali: nel regime forfettario si paga l’imposta sostitutiva (5% o 15%), mentre negli altri regimi si applicano le aliquote IRPEF ordinarie.

Obblighi contributivi

A seconda della categoria di appartenenza, i contributi previdenziali si versano a gestioni diverse:

  • Gestione Separata INPS (freelance digitali, consulenti, influencer, copywriter, ecc.): l’aliquota contributiva è pari al 26,07% circa sul reddito imponibile.
  • Gestione Commercianti INPS (e-commerce e vendita di prodotti): contributi fissi annuali intorno a 4.200 euro per redditi fino a 18.415 euro, più una quota percentuale per i redditi superiori.

Altri adempimenti

Per alcune attività digitali (es. e-commerce o servizi web con utenti UE) possono esserci obblighi aggiuntivi:

  • iscrizione al VIES per operazioni intracomunitarie,
  • rispetto delle norme sul GDPR e privacy policy,
  • eventuale SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per attività commerciali.

Gestire correttamente gli obblighi fiscali e contributivi fin dall’inizio è essenziale per costruire un’attività digitale sostenibile e per evitare spiacevoli sorprese con il Fisco. Un commercialista esperto nel settore digitale può aiutare a semplificare la gestione e a ottimizzare i pagamenti.

 

Vendita di prodotti digitali: aspetti specifici

La vendita di prodotti digitali — come corsi online, ebook, template, musica, software, o immagini — è una delle principali fonti di reddito nel mondo digitale. Tuttavia, comporta alcune regole fiscali e tecniche specifiche che è importante conoscere per evitare errori nella gestione della partita IVA.

Definizione di prodotto digitale

Un prodotto digitale è un bene non fisico, distribuito elettronicamente via internet. Il pagamento e la consegna avvengono interamente online, senza spedizioni materiali. Questo tipo di vendita, in Italia, viene considerato a tutti gli effetti commercio elettronico indiretto.

Gestione IVA e fatturazione

  • Se vendi prodotti digitali a privati italiani, si applica l’IVA italiana (22%), anche se operi in regime ordinario o semplificato.
  • Se operi in regime forfettario, l’IVA non si applica, ma occorre indicare in fattura la dicitura “Operazione in franchigia da IVA ai sensi dell’art. 1, commi da 54 a 89, Legge 190/2014”.
  • Se vendi in altri Paesi dell’Unione Europea, devi considerare le regole del regime OSS (One Stop Shop), che consente di versare l’IVA dovuta in un solo Stato membro, semplificando la gestione fiscale.
  • Per le vendite extra-UE, generalmente si applica l’esenzione IVA.

Aspetti contrattuali e legali

Chi vende prodotti digitali deve inoltre:

  • predisporre termini e condizioni di vendita chiari,
  • fornire informazioni su diritti di recesso (limitati per i prodotti scaricabili),
  • rispettare le norme sulla privacy (GDPR) e sull’uso dei cookie,
  • emettere fattura elettronica per ogni transazione, anche se automatizzata.

Codice ATECO corretto

Per la vendita di prodotti digitali, il codice ATECO più appropriato è solitamente 47.91.10 – Commercio al dettaglio di prodotti via internet, ma può variare se si tratta di contenuti formativi o servizi.

Vendere prodotti digitali è un’attività altamente scalabile e redditizia, ma richiede una gestione fiscale accurata, soprattutto in caso di clientela internazionale. Automatizzare il processo di fatturazione e avvalersi del supporto di un professionista esperto nel digitale può fare la differenza tra un business amatoriale e un progetto professionale sostenibile.

 

Errori da evitare e consigli pratici

Aprire una partita IVA per guadagni digitali è un passo importante verso la professionalizzazione della propria attività online. Tuttavia, molti principianti commettono errori che possono comportare sanzioni fiscali, perdite economiche o semplicemente una gestione inefficiente del proprio business.

Ecco gli errori più comuni e i consigli per evitarli 👇

1. Aprire la partita IVA troppo presto o troppo tardi

Molti si affrettano ad aprire la partita IVA senza avere ancora un piano di guadagno stabile, mentre altri aspettano troppo, rischiando di operare irregolarmente.
👉 Consiglio: valuta la frequenza e la stabilità dei tuoi introiti digitali. Se l’attività è abituale, non rimandare: aprire la partita IVA è un passo semplice e ti mette in regola fin da subito.

2. Scegliere il codice ATECO sbagliato

Un codice ATECO errato può far pagare più tasse o creare problemi con l’Agenzia delle Entrate.
👉 Consiglio: chiedi sempre supporto a un commercialista esperto nel settore digitale, che sappia individuare il codice più vantaggioso in base alla tua attività.

3. Dimenticare la gestione INPS

Molti pensano che in regime forfettario non si paghino contributi, ma non è così: vanno versati comunque alla gestione corretta (Separata o Commercianti).
👉 Consiglio: calcola in anticipo i contributi previdenziali, che possono rappresentare fino al 25% del reddito.

4. Ignorare le scadenze fiscali

Le dimenticanze nei versamenti o nella presentazione della dichiarazione dei redditi possono comportare multe anche elevate.
👉 Consiglio: utilizza un gestionale o un calendario fiscale, oppure affida tutto a un professionista.

5. Non tenere traccia delle spese

In regime ordinario o semplificato, le spese documentate riducono il reddito imponibile. Non conservarle significa pagare più tasse del dovuto.
👉 Consiglio: conserva sempre ricevute, abbonamenti a software, costi pubblicitari, strumenti di lavoro e corsi formativi.

6. Sottovalutare l’importanza della consulenza professionale

Molti digital creator si affidano a tutorial o informazioni trovate online, spesso incomplete o obsolete.
👉 Consiglio: investi in una consulenza fiscale personalizzata: il costo iniziale è ampiamente compensato dai risparmi e dalla tranquillità che offre.

In sintesi, l’apertura e la gestione della partita IVA non devono essere viste come un ostacolo, ma come un investimento per la crescita del proprio business digitale. Una pianificazione corretta fin dall’inizio evita problemi futuri e permette di concentrarsi sullo sviluppo del proprio brand e delle proprie entrate.

 

Riassumendo

Aprire una partita IVA per guadagni digitali è il passo che trasforma una passione o un’attività saltuaria in un vero lavoro, riconosciuto e sostenibile. Nel contesto attuale, dove sempre più professionisti operano online — tra freelancing, e-commerce, content creation e vendita di infoprodotti — la corretta gestione fiscale non è solo un obbligo, ma anche un elemento di credibilità e crescita professionale.

Abbiamo visto come valutare quando è necessario aprire la partita IVA, come scegliere il regime fiscale e il codice ATECO più adatti, e quali sono gli adempimenti burocratici da rispettare. Sebbene la burocrazia italiana possa sembrare complessa, con le giuste informazioni e l’aiuto di un commercialista specializzato, il processo diventa semplice e lineare.

Operare in regola significa poter collaborare con brand e aziende, ricevere pagamenti senza limitazioni, e soprattutto pianificare la propria attività digitale nel lungo periodo.
Aprire la partita IVA non è una spesa, ma un investimento nel proprio futuro professionale nel mondo online.

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